I linfonodi del
collo sono dei collettori del
sistema linfatico, costituito da vasi linfatici ed organi linfoidi destinati al trasporto, filtro e raccolta della linfa, derivante dai fluidi in eccesso dalle cellule che i vasi sanguigni non sono in grado di assorbire.
In essi, come negli altri organi linfoidi (timo e milza), maturano i globuli bianchi, determinanti nella difesa dell’organismo contro batteri, virus e nella
sorveglianza immunitaria nei confronti delle nostre stesse cellule, che a volte possono svilupparsi in modo autonomo e irregolare dando vita al cancro.
Quindi, il sistema linfatico non solo restituisce al sangue attraverso i suoi collettori elementi specifici quali
proteine e grassi assorbiti dall’intestino durante la digestione, ma fa parte in modo attivo del sistema immunitario.
Nel distretto Testa-collo, il sistema linfatico è rappresentato da
linfonodi superficiali e profondi, localizzati nella regione del collo in modo predominante, e da
tessuti interni alla faringe (gola) che sono le
tonsille, la base della lingua e la parte posteriore del naso (rinofaringe, vedi adenoidi nei più piccoli).
La patologia
La linfoadenopatia del collo è un
ingrossamento dei linfonodi, dovuto ad una risposta del sistema immunitario; si presenta come una
massa o nodulo che altera il profilo del collo e si apprezza alla
palpazione o, a volte nel maschio, durante la rasatura della barba.
Può manifestarsi
in modo doloroso e rapido oppure in modo silente e può coinvolgere uno o più linfonodi.
La maggior parte delle manifestazioni in età adulta
al di sotto dei 40 anni riconducono di solito ad una
risposta infiammatoria che può essere di natura infettiva o a volte autoimmunitaria.
Quelle che si presentano
al di sopra dei 40 anni devono sempre ricondurre ad una attenzione particolare per la possibilità più probabile di un
problema neoplastico che può essere di natura secondaria (metastasi da tumore ad insorgenza nel distretto testa-collo) o primaria (linfoma).
I sintomi
L’insorgenza di
sintomi specifici, l’associazione con altri sintomi o segni a carico del volto, della gola o sistemici, la
dolorabilità, le dimensioni, la multifocalità e l’età sono tutti fattori che orientano verso una particolare diagnosi e portano ad eseguire
studi o esami clinici più approfonditi.
In caso di sintomi quali febbre alta, brividi,
inappetenza, eccesso di sudorazione,
tachicardia, stato di debolezza generale,
calore sulla pelle in prossimità del linfonodo la possibilità è che si possa trattare di una forma infiammatoria, di solito di
natura infettiva, o alcune volte di patologie di natura
linfomatosa o autoimmunitaria.
La presenza di una
massa nel collo, silente,
non dolorabile ed in progressivo aumento, associata molte volte a sintomi alla gola (dolore, sensazione di corpo estraneo, sangue vivo nella saliva, alterazioni della voce, della deglutizione o della respirazione), deve allertare il paziente ed il medico per escludere
patologie neoplastiche a partire dalle alte vie aereo-digestive.
La mancata risposta a iniziali
terapie antibiotiche o anti-infiammatorie deve sempre ricondurre il paziente a sottoporsi ad esami clinici più specifici.
La diagnosi
Il primo passo è un’accurata visita
otorinolaringoiatrica, che permetta una valutazione di tutti gli organi delle alte vie aereo-digestive mediante anche l’ausilio di un esame a fibre ottiche come la
rinolaringoscopia a cavo flessibile o la laringoscopia indiretta a cavo rigido.
Se si sospetta una patologia di natura infettiva o autoimmunitaria, si procederà successivamente alla richiesta di
esami del sangue sia generali che specifici secondo la patologia sospettata.
In caso di evidenza di una lesione primaria a livello delle alte vie aereo-digestive, si dovrà procedere prima ad un accertamento bioptico della stessa e poi ad una stadiazione della malattia con esami diagnostici quali la
tomografia computerizzata o la
risonanza magnetica, o la
PET.
Nel caso, invece, in cui non si evidenziasse nulla a livello delle alte vie aereo-digestive si dovrà procedere ad
esame ecografico e nello stesso contesto, possibilmente, ad un
agoaspirato della linfoadenopatia per ottenere un esame citologico che indirizzi verso una diagnosi e terapia più appropriata.
La terapia
La terapia come può essere facilmente comprensibile dipende dalla
natura della tumefazione. Nel caso di processi
infiammatori, infettivi o autoimmunitari, linfonodali e non linfonodali, le terapie da somministrare sono quelle
antinfiammatoria e/o
antibiotica e/o
immunosoppressiva.
In caso di
patologie neoplastiche si dovrà accertare la stadiazione della malattia e successivamente con il supporto di oncologi e radioterapisti decidere sul trattamento più appropriato che va dall’atto chirurgico radicale all’esecuzione di radioterapia o chemioterapia esclusiva.
Alberto Bozzolan
Fonte: Dossiersalute.com